mercoledì 1 agosto 2012

BORGES BAR







Erano quasi le tre, questa notte, quando sono entrato in quel bar. O forse non c’era per niente, il tempo, a quell’ora, in quel luogo. Avevo girato a lungo prima, invano, intorno al vecchio edificio, alla ricerca di qualche apertura dalla quale poter addentrarmi. 

Avevo bussato, sempre troppo timidamente, a diverse porte e finestre, sempre inutilmente. Infine ce l’avevo fatta e finalmente, adesso, mi trovavo al suo interno. Era così oscuro, così annebbiato dal fumo, l’ambiente. Era così accentuato il mio sentimento di solitudine.
Per un silenzioso accordo preso con me stesso, avevo deciso di andarci per poter osservare più da vicino la mia follia, dare una seppur approssimativa sistemazione a qualcuna delle mie tante incertezze: “para arreglar el mundo solo sirven tres cervezas” – diceva qualcuno – tre birre possono riordinare le cose del mondo…:  io desideravo soltanto chiedere un rum – quello preferito dal mio amico Montero, o anche da Lionel Dobie; riconoscere il volto di qualche vecchio amico, condividere con discrezione le sue rispettive, silenziose introspezioni: ci sono angosce la cui pressione si indebolisce con gli opportuni silenzi di certi momenti. Senza saperlo, ero alla ricerca di uno di quei momenti. Uno di quei rari momenti.
 

(...) continua