sabato 22 giugno 2013

Come se niente fosse


Come se niente fosse

di Gianfranco Pecchinenda

Dice che stiano cercando un uomo sulla quarantina, di media statura. Spalle larghe, bruno, con pochi capelli, occhi neri. Sono già passati almeno un paio di volte, durante il mio turno. Sia di sera sia di notte. Durante la giornata non lo so. Non credo si facciano mai vedere di mattina. Comunque non lo so, non ne sarei tanto sicuro. A volte – dice – gli piace irrompere così, un po’ di sorpresa. Pare godano molto nel vedere la faccia meravigliata dei ricercati.
Ti sto avvisando perché ci conosciamo ormai da tanto tempo, ma so bene che non sono fatti miei. Ho sempre creduto che, quando arriva il momento, sia meglio non farsi sorprendere. Almeno non troppo. Se ho capito un po’ il carattere delle persone, dopo tanti anni che lavoro dietro questo bancone, ho l’impressione che tu sia uno di quelli che preferirebbe saperlo con un po’ d’anticipo, uno di quelli che fino alla fine vorrebbe cercare di evitarli, di sfuggirgli in qualche modo.

Ti sto avvisando anche per questo, perché ho capito che non sei di quelli che amano fare casino, e non solo per non mettere in cattiva luce il locale del padrone, che è una così brava persona, e nemmeno per mettere in difficoltà me, che in fondo sto solo cercando di alleviarti quantomeno lo spavento dell’inatteso. Evitarli sì, sfuggirgli pure, casomai fare qualche furbata per provare a prenderli in giro, con tutta quella serietà e quell’aria di onesta benevolenza che si portano dietro e a cui sembrano però non credere più neppure loro.

(...) continua