lunedì 18 aprile 2011

STILE


Se io volessi impazzirei. Conosco tante di quelle storie terribili. Ho visto molte cose, mi hanno raccontato casi straordinari, io stesso… Insomma, a volte io stesso non riesco ad organizzare tutto questo. Perché, sa, svegliarsi alle quattro del mattino in una stanza vuota, accendere una sigaretta… si rende conto? La luce minuscola del fiammifero espande improvvisamente il volume delle ombre, la camicia appoggiata sulla sedia acquista un volume impossibile, la nostra vita… capisce?... la nostra vita, la vita intera, si trova lì come… come un avvenimento eccessivo… Deve essere ordinata in fretta e furia. Fortunatamente esiste lo stile. Non ha idea di cosa sia? Vediamo: lo stile è un’unità di significato. Mi faccio comprendere? No? Bene, non sopportiamo il disordine incasinato della vita e, allora, ci appiccichiamo ad essa, la riduciamo a due o tre topos semplificati. Poi, grazie ad un’operazione intellettuale, diciamo che questi elementi di base si trovano in un topos comune, poniamo quello dell’Amore o della Morte. Capisce? Una di quelle astrazioni che servono per tutto. La sigaretta si consuma, non è così? La calma ritorna. Inoltre, può immaginare che cosa significhi questo per tutte le notti, per settimane, mesi o anni?
Una volta sono andato da un medico.
– Dottore, sono pazzo – gli ho detto. – Devo essere pazzo.
– Ci sono pazzi in famiglia? – Chiese il medico. – Alcolizzati, sifilitici?
– Sì, signore. I peggiori. Pazzi, alcolizzati, sifilitici, mistici, prostitute, omosessuali. Sono pazzo?
Il medico aveva senso dell’umore e mi prescrisse dei barbiturici.
– Non ho bisogno di medicine – gli dissi. So come va il mondo, a cosa mi servono i barbiturici?
La verità era che ancora non avevo trovato lo stile. Ma mi ascolti, amico: conosco ad esempio la storia di un uomo vecchio. Conosco pure quella di un uomo giovane. Quella del vecchio è migliore, in quanto era molto vecchio e dunque, cosa si poteva aspettare? Eppure, attenzione: quell’uomo vecchissimo non si sarebbe mai rassegnato a fare meno dell’amore. Amava i fiori. Nel mezzo della sua solitudine conservava mazzetti di orchidee.
Il mondo è così, cosa vuole. È necessario trovare uno stile. Sarebbe utile collocare dei grandi cartelloni nelle strade, mettere avvisi in televisione e nei cinema. Si trovi uno stile se non vuole finire in rovina. Ho trovato il mio stile studiando matematica e ascoltando un poco di musica. Johan Sebastian Bach. Conosce certamente quelle cose così semplici, così armoniose che sono i sistemi di tre equazioni con tre incognite. Primitive, rudimentali. Ho risolto migliaia di equazioni. Poi ascoltavo Bach. Trovai uno stile. Lo applico di notte, quando mi sveglio terrorizzato vedendo le grandi ombre incomprensibili che si impongono nel mezzo della mia stanza, quando la piccola luce emerge sulla punta delle dita e tutta l’immensa malinconia del mondo sembra salire attraverso il sangue con la sua voce scura… comincio a fare il mio stile. È un esercizio ammirevole. A volte uso il processo di svuotare le parole. Sa come si fa? Prenda una parola fondamentale. Parole fondamentali, curioso… Prendo una parola fondamentale: Amore, Malattia, Paura, Morte, Metamorfosi. La pronuncio a voce bassa per venti volte. Già non significa niente. È un modo di raggiungere lo stile. Osservi adesso questo espediente:
I bambini impazziscono per la poesia.
Ascoltate un istante come restano coinvolti
Nelle alture di questo grido, come l’eternità li accoglie
In quanto gridano e gridano
(…)
– E non siamo altro che il poema dove i bambini
si distanziano pazzamente.

È il frammento di una poesia. Le piace la poesia? Sa che cos’è la poesia? Ha paura della poesia? Possiede il demoniaco giubilo della poesia?
Dunque veda. Anche questo è uno stile. Il poeta non muore la morte della poesia. È lo stile.
Sta ascoltando come questi bambini enormi gridano e gridano entrando nell’eternità. Noti: siamo il poema dove essi si distanziano. Come? Pazzamente. Chi sopporterebbe quelle grida magnifiche? Ma il poeta fa lo stile.
Scusi, sia un poco più onesto. Sia almeno più intelligente. Si vede bene che non sono pazzo. Io no. I bambini sono quelli che impazziscono. E questo perché gli manca uno stile.
Sa di cosa le stavo parlando? Della vita? Di come sbarazzarsene? Bene, il signore non è stupido, ma non è neppure molto intelligente. Conosco. Conosco il tipo. Forse anch’io sono stato così. Lei pratica l’arte della parsimonia: non la poesia, ma le poesie… Evidentemente si accultura. Forse possiede troppo stile. Ma, ascolti, la pazzia, la tenebrosa e meravigliosa pazzia… Insomma, non sarebbe questa più nobile, diciamo, più in accordo con il grande segreto della nostra umanità?
Forse il signore è più intelligente di me.
Helberto Helder
(Traduzione di Gianfranco Pecchinenda)

1 commento:

  1. Io... Forse sono pazza. Sicuramente non ho stile.
    Bellissimo testo.
    E capita proprio nel giorno esatto, quello in cui mi son chiesta "cosa mi manca"....
    forse proprio lo stile.
    già.
    Le ombre alle pareti ci sono tutte, giurerei di vederle distaccarsi da esse fino a raggiungermi. I frammenti di poesia mi avvolgono in una spirale d'immortalità, da cui tuttavia resto fuori -mortalMente- , ma lo stile, si quello proprio mi manca.
    Grazie, sempre. Leggere questo blog mi insegna sempre qualcosa.

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