domenica 18 luglio 2010

Stranezze di una ragazza...

Singolaridades duma rapariga loira

Nel 1873, in una raccolta di scritti di autori diversi, appare una novella assai singolare, Singolaridades duma rapariga loira. L’autore, José Maria Eca de Queiroz, già noto per le sue stravaganze, era già partito da qualche mese per l’Avana. I lisbonesi non vedevano più la sua alta figura, il suo viso di un pallore ulivigno, pallore accentuato dalla nerezza dei capelli, dei baffi vigoreggianti sotto il grosso naso aquilino, degli occhi un po’ velati, in cui s’incarnava – inevitabilmente – il monocolo.
Sempre irreprensibile nella lunga rendigote e nel ben lisciato cappello a cilindro, quell’arbiter elegantiarum del Chiado e della Baixa – gli aristocratici quartieri di Lisbona – che poteva passare agli occhi degli inesperti per un eroe di salotto, celava sotto l’apparenza mondana un’anima d’artista, irrequieta combattiva.
Non invano egli aveva respirato per quasi sei anni l’ardente atmosfera di Coimbra, la città da cui erano partite le prime avvisaglie dell’insurrezione antiromantica in nome del realismo; non invano era appartenuto all’animosa generazione studentesca che, dal 1861 al 1866 aveva dichiarato una guerra senza quartiere alla routine, al dispotismo, al formalismo accademico, ad ogni tradizionalismo nell’Arte, nel Pensiero, nella Politica. Ma il suo spirito raccolto e meditativo l’aveva tenuto tuttavia lontano dalle orge verbali e dalle tumultuose dimostrazioni con cui la più o meno studiosa gioventù atterriva i pacifici cittadini della città di Mondego.
Le “Singularidades” costituiscono il preludio all’ampia, possente sinfonia in cui si andrà sviluppando il Realismo di Eca de Queiroz, rappresentato principalmente da quattro romanzi: O crime do Padre Amaro (1875 e 1880), O Primo Bazilio (1878), A Reliquia (1887), A Illustre Casa de Ramires (1879).
L’humble vérité. Il motto premesso dal Maupassant al suo romanzo Une vie, potrebbe fregiare le “Stranezze”, di carattere così nettamente antiromantico. Come è “poco eroico” il suo eroe! Non è né un poeta né un artista, od almeno un conte: è un povero, timido impiegato di commercio la cui vita si svolge monotona e grigia. La sua è una storia d’amore, ma il dramma, quasi silenioso, che la conclude, non è un dramma propriamente d’amore: non è il solito abbandono, il solito tradimento, la solita incomprensione. De Queiroz ci riferisce questa storia pacatamente, obbiettivamente, ma così, com’è, nella sua nudità, nel suo pudore narrativo e verbale, essa genera in noi un’emozione ancor più intima e tenace.

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